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Lunedì, 29 Aprile 2024
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U TARGHÉTA - Il banditore delle grida 2002 Nei villaggi interni della Zona Intemelia, in assenza di televisione, con la modesta diffusione degli apparecchi radio e con l’usuale, contenutissimo smercio dei giornali quotidiani, ancora al concludersi degli anni Cinquanta, nel XX secolo, ogni tipo di comunicato verso la popolazione veniva diramato attraverso u banditù, u criavù, u baticrìa, colui che u bàte a crìa, ovvero, il divulgatore delle gride.Le gride ed i bandi erano i decreti emanati dal Comune, che provvedeva a pubblicizzarli affiggendoli alla “bacheca” municipale, ad uso delle persone istruite, ma che divulgava realmente attraverso un proprio funzionario, il banditore appunto, araldo dell’autorità civile e giudiziaria verso il popolo in generale.Questa figura era stata essenziale nel Medioevo, quando il “targhéta” è stato pubblico ufficiale, con funzioni legali e normative. Il nomignolo popolare dato a questo banditore pubblico, derivava dal fatto che questi portava una piccola targa con l’arme del magistrato, per essere riconosciuto. Un bando non veniva ritenuto esecutivo se i banditori non avessero terminato di divulgarlo per ogni più recondita località abitata della Contea.Sovente attrezzato di strumenti quali il tamburo, o la tromba, oppure con un semplice corno sonoro, nell’ora più prossima all’imbrunire, quando si presumeva che tutte le famiglie del luogo fossero riunite in casa per la cena, il banditore percorreva ogni strada ed ogni piazza del paese, richiamando l’attenzione con una acuta prestazione strumentale seguita dalla cadenzata lettura del bando o della grida.I luoghi da dove veniva lanciato il Bando venivano scelti dal Banditore di volta in volta e di solito erano: l’inizio di un vicolo, sotto un lampione o comunque dove dove poteva essere ascoltato da più persone possibili.Non c’era conversazione, per quanto importante che fosse, che non venisse interrotta dal suono delle due note della trombetta. Ecco come era concepito un Bando: “ Se fa savé che ... chi l’avesse atruvau ina ciave masccia ... ch’u la porte da mì ... ch’u l’averà ciü che a bonaman !” Oppure se si trattava di una comunicazione pubblica: “ Se da’ avisu â pupulassiun ... che staseira ghe adunànsa de tüti in ciassa növa ... che gh sarà i cumissiu “.Lo stesso funzionario, per arrotondare il magro stipendio, si serviva del suo incarico per divulgare anche qualunque comunicato gli venisse richiesto dai privati cittadini.Così, tra una decisione di Giunta o un decreto del Consiglio comunale, veniva comunicato lo smarrimento di una capra o d’un cane, una svendita a prezzi fantasiosi, l’indizione di un ballo campestre, ma anche notizie riguardanti la più intima sfera personale e famigliare, quali: nascite, funerali, messe di requiem, fidanzamenti, corna, e persino ripudi.Nella tradizione del banditore, ancora per tutti gli anni Sessanta, in Ventimiglia ha operato il popolare “Lilìn” una estrosa figura di strillone, venditore di giornali, che armato di un megafono, conico, lungo e voluminoso, ma soprattutto non elettronico, richiamava l’attenzione del pubblico, divulgando ogni tipo di notizia, della quale fosse stato incaricato.

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