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Martedì, 14 Maggio 2024
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A BONADONA - La levatrice 2001 Nei nostri paesi, per tutto il Medioevo, a bonadòna è stata una figura insostituibile nell’assistenza delle partorienti, in quelle case dove le donne di famiglia non si sentivano abbastanza esperte nel ruolo. Nelle famiglie numerose, se dàva nasciün in una stanza calda, al buio, con un bel fuoco acceso. La biancheria era stesa ad asciugare, con la presenza di molte pentole piene d’acqua e di molte donne, amiche e parenti, oltre a quella competente.La figura della bonadòna, quale ostetrica praticona, nel Settecento ha assunto il titolo popolare di “levatrice” ed ha acquisito un ruolo determinante nella comunità, ruolo che ha perso con l’inizio dell’Ottocento, quando la legislazione importata dalla Francia attraverso l’occupazione imperiale, ha impartito precisi ragguagli su questa delicata attività.Da quel periodo in poi, anche se non assumeva una posizione professionale derivante dallo studio, la levatrice era, in ogni caso, una donna che acquisita una certa esperienza sulla propria pelle, si impratichiva poi coi numerosi interventi nei quali veniva chiamata, fino a giungere a livelli elevati di competenza.Le municipalità apprezzavano questa attività e sovente la incentivavano, autorizzando o ufficializzando il servizio nella comunità, se si trattava d’una persona di buona reputazione, meglio se fosse stata una donna forte, saggia ed esperta, preferibilmente anziana e vedova. Dovevano inoltre giurare davanti all’autorità pubblica di non bere troppo, di non abbandonare una donna in travaglio per assisterne un’altra che pagasse di più, e di conoscere le formule del battesimo "di emergenza" per poterlo somministrare ai neonati in pericolo di morte.Le tariffe delle levatrici, come il prezzo del pane, non potevano essere lasciate alla complessità del mercato, altrimenti i poveri ne avrebbero sofferto. I ricchi, da parte loro, non erano obbligati a servirsi del sistema pubblico.Vi erano vari pregiudizi sulle levatrici: si pensava che i bambini nati morti fossero conseguenza di loro malefici. Infatti, man mano che la figura del chirurgo si impadronì della scena del parto, molte levatrici vennero condannate come streghe.Le levatrici di un tempo portavano l’unghia del mignolo lunga e affilata per poter tagliare la placenta e permettere al bambino di uscire. Dopo la nascita, per evitare che il bambino diventasse muto, passando l’unghia del mignolo sotto la lingua, tagliavano il frenulo. Alle bambine premeva i capezzoli per farne fuoriuscire una goccia di latte, garanzia che sarebbero state buone nutrici.La levatrice non era richiesta per il parto, a meno che non insorgessero complicazioni, cosa non molto rara in certi periodi storici in cui andavano di moda busti stretti e rigidi che servivano a snellire la vita delle donne. Tanto che, durante la gravidanza veniva utilizzata una fascia composta di salici, chiamata ‘guardinfante’ per salvaguardare il ventre. Purtroppo molto spesso portarla comportava dei rischi per il nascituro. Del resto, anche i bambini erano tenuti in fasce che impedivano loro i movimenti, perché si temeva che il bambino crescesse con le gambe storte; i neonati venivano persino appesi sopra il camino, per tenerli caldi.Oltre all’aiuto durante il parto, la levatrice prestava sostegno nei quaranta giorni del puerperio; giacché, molte di loro erano più competenti in ostetricia e neonatologia dei migliori medici del tempo.Ancora nei primi anni Cinquanta del secolo appena trascorso, la maggior parte dei bimbi nascevano nelle proprie case, sovente assistiti soltanto dalla levatrice “condotta”, figura ufficiale che nel frattempo era entrata nell’inquadramento dell’incerta sanità delperiodo.In seguito, la figura dell’ostetrico specialista ha cancellato il ruolo della levatrice, centralizzando i parti in ospedale e troppo sovente in sala operatoria. Per il futuro, pare che una sorta di ostetrica esperta, sotto la tutela del ginecologo, potrà riprendere a far nascere i bimbi in casa, con minori spese e risultati meno traumatici.Le persone di una certa età ricordano assai bene la donna che li ha aiutati a nascere e li ha seguiti nei primi mesi di vita, giacché lei stessa li teneva d’occhio anche quando diventavano grandicelli, dal momento che ogni levatrice rimaneva sovente legata al nascituro, considerandolo un po’ come opera propria; per lei, ogni bimbo che aveva aiutato a venire al mondo era sempre un bambino speciale.

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