Venerdì, 19 Aprile 2024
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I FENICÒTERI - I contrabbandieri 2004 Il 12 luglio del 1262, ad Aix, Genova e la Provenza si spartirono la Contea di Ventimiglia. La Provenza si annetteva il territorio che dalla Turbia andava ai distretti di Breglio, Pigna e La Briga compresi. Genova conservava le terre comprese tra Monaco e Ventimiglia, fino a Castel Do, l’attuale Castelvittorio. Poipino e Mentone resteranno ai Vento, loro Signori.Da quella data, la nostra città era diventata, o forse era tornata ad essere un baluardo di frontiera, con tutte le conseguenze del caso, compreso la comparsa della professione, non ufficiale, del contrabbando verso le terre francesi ed il Piemonte, e viceversa.Dal 1335 al 1439, con l’avvento della Vicaria Angioina e delle successive Signorie, la frontiera si rivolse a Levante, verso San Remo e la Valle Argentina rimaste genovesi, ma il contrabbando prosperava ben fornito.Dai primi anni dell’Ottocento, fino al 1860, la Rivoluzione e poi l’Impero francese portarono altrove la frontiera, che puntualmente tornò presso Mentone, con la cessione della Contea di Nizza, accordata per poter costituire il Regno di Sardegna.Da quel momento, fino alla firma del Trattato di Schengen, nel 1999, con l’abolizione delle frontiere europée, il contrabbando è stato un’importante fonte del reddito locale.La medievale “Strada del Sale” che portava verso il Piemonte il prezioso minerale, proveniente dalle saline di Hyers e di Lerino, passava ufficialmente dal Passo dello Strafurcu e da La Piena, ma ogni mulattiera di crinale era percorsa da decine di spalloni illegali, conosciuti col nome di fenicòteri.Questi salivano verso il Piemonte carichi di sale e di acciughe salate; tornando carichi di prodotti pedemontani, quali: la farina di frumento, il riso, i formaggi bovini e la frutta. Le autorità genovesi li chiamavano “sfroxadori” e li braccavano con grande impegno.Il termine fenicòteru era assimilabile al francese fauxsaunier, attribuito oltre frontiera a quei produttori clandestini e trasportatori opportunisti, che accumulavano fortune illegali, diventando tuttavia eroi popolari.Questi personaggi potevano vagare per le campagne, prelevando ogni genere di prodotti agricoli, senza provocare le lamentele dei contadini; così come erano ospitati benevolmente nelle osterie, lungo le strade.Anche la gente di mare ha praticato il commercio abusivo tra le frontiere, lo stesso sale proveniva dalla Provenza via mare, sulle nostre coste, dov’era assai facile trovare un punto di sbarco discreto.La specialità marinaresca era però il trasporto di persone, meno rischioso che lungo le strette mulattiere, più sorvegliabili. Per tutto il Basso Medioevo, il flusso dei viaggiatori scomodi proveniva maggiormente dalla costa francese verso gli ospitali stati italiani.Dall’Ottocento in poi; a causa dei moti risorgimentali, il flusso di patrioti in fuga verso Francia ed Inghilterra, è documentato dall’episodio di Giovanni Ruffini, accompagnato da Lucangelo Pignone presso certi amici pescatori che lo portarono, in barca, dalla nostra Marina oltre il Varo.Fino all’ultima Guerra Mondiale, quando le Leggi Razziali, prima ed in seguito la Resistenza, misero in moto una pattuglia di marinai assai attivi in merito, sia per lucro, sia per sentimento.In quel tempo e per i traffici marinareschi di persone, il termine fenicòteru è andato ad individuare la persona trasportata; giacché per la necessità legale di non poter toccare la spiaggia straniera così da evitare l’accusa di illecito, i barcaioli costringevano i trasportati a calarsi in acque ancora profonde. Quando andava bene, il malcapitato, tolte le scarpe, assumeva la classica andatura del fenicottero, per bagnarsi il meno possibile.*La ferrovia è stata tramite di un consistente volume di traffici illeciti, praticati sovente da donne, astute ed esperte, dette e passöse. Si andava dal trasporto di monete pregiate, al metodico scambio di generi alimentari tassati, da e verso la Francia.Per un certo periodo, anche dopo Schenghen, il flusso di extracomunitari verso la Francia ha dato vita al triste fenomeno de i passör, senza scrupoli, sia per mare che per i sentieri del Granmondo.Per contrastare tutti questi flussi illegali, assai rilevanti, i governi hanno sempre applicato speciali forze di polizia, conosciute indistintamente come i prepòsti, che nel caso dei finanzieri diventavano i sgarrasàchi, i quali erano comandati da ufficiali, chiamati i gabìbi, denigratorio del termine protocollare di “gabelòti”.Oggi, si può ben dire che il contrabbando non faccia più proseliti tra la nostra gente, almeno a livello popolare. (*) Se avessero voluto individuare i trasportati con l’andatura del volatile palustre, senza avere a disposizione la contrattura dialettale di fauxsaunier, già in vigore, avrebbero dovuto dire ingurabàgi, che è la glossa locale che identifica il fenicottero.