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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A VENDÉGNA - La vendemmia 1986 Gli antichi Liguri Intemelii non conoscevano i segreti per coltivare con profitto la vite, anche perché la bevanda alcolica di quegli antichi popoli derivava dalla fermentazione del miele ed era chiamata idromele.Pare siano stati i coloni romani ad importare i tralci di quel vitigno che sarà conosciuto come Moscatello. E’ possibile che, nel primo secolo dell’Era Volgare, fosse proprio Giulio Grecino ad impiantare la coltura della vite, sul nostro Colle di Piemattone, alle falde di Bellenda.Grecino era marito di Giulia Procilla, la matrona ventimigliese assassinata dagli Ottoniani, nella sua villa sita in Latte. La sua memoria c’è stata tramandata per il fatto di esser stata la madre di Gneo Giulio Agricola, il governatore della Britannia, sotto l’impero di Tito.Se non fosse stato Grecino, sarà stato certamente merito dell’editto emanato dall’imperatore Lucio Domizio Aureliano; col quale, nel 275 d.C., aveva stabilito di comprare i terreni non coltivati lungo la via Aurelia, dall’Etruria fino alle Alpi Marittime; per stanziarvi famiglie di prigionieri, che piantassero viti sulle alture, producendo così un ottimo vino.Seguendo il cammino tracciato dai coloni romani, i contadini locali, lentamente ma inesorabilmente, provvidero a terrazzare le aspre colline dell’entroterra con produttivi vigneti.In un passato non troppo lontano, era praticata prevalentemente la coltivazione di uva da tavola, i cui grappoli, detti i ràpi, venivano seccati, appesi ad apposite grate, e conservati in speciali orci.Bisognò però attendere il XVI secolo, perché venissero messi a dimora i vigneti dell’originale Vermentino, che da noi chiamiamo u varlentìn.A questo vitigno seguì il rozzo Rossese, che da qualche anno è riuscito ad ottenere la D.O.C., per quanto sia prodotto negli ampi dintorni di “Dolceacqua”.Tra i vitigni d’uva nera entrano: a bunàrda, a cröairöra, u giaché; coi bianchi: a massàrda, e a tabàca, oltre ai rossi: a muscatéla, u russéta e l’aramùn.Tra le uve dolci e da tavola attecchirono: a frambuàsa, a barbarésca, a tréglia e a lügliénca.In marzo è bene potare la vigna; d’aprile lavorarla, concimarla e dare inizio ai trattamenti con surfàtu e sùrfanu. Di maggio si sciarménta, togliendo i nuovi getti. Di giugno si sminuzza il terreno e si legano i tralci. In luglio continua la distribuzione d’ê machinae di antiparassitari. D’agosto si prepara la raccolta.In settembre, entro San Michè, è d’obbligo a vendégna, con la conseguente, attenta vinificazione, la quale ci riserva ancora quantità limitate, seppur ottimali, di preziosi, particolari nettari.Alla vendemmia segue la pigiatura inta tina, per ricavare u mùstu dalla fermentazione delle uve pistàe. Al termine della fermentazione si cola il ricavato filtrandolo, indi si torchiano le vinacce, c’û tòrciu,per ricavare a vinéta, il vino leggero da pasto.Pe’ San Martin se leva u caupùn au vin. L’undici di novembre è pronto il mosto, che segnala già la qualità ottenuta. Tra ottobre e novembre è necessario preparare la vigna al sonno invernale, arando e concimando, ma soprattutto potando. Riempite botti e damigiane; lungo tutto l’inverno è necessario curmà il livello del contenuto in costante diminuzione, travasando qualche volta il contenuto per lasciare sul fondo la feccia, a pàuta d’u vin.Al momento della vendemmia, anche sul nostro territorio veniva riservata una ritualità popolare di lunga tradizione.Nel 1867, giunto alla Mortola, Sir Thomas Hanbury assistette a questo tipo di festa popolare, che lo appassionò al punto che, dopo qualche anno, quando gli abitanti del luogo, troppo occupati al lavoro nel famoso Giardino Botanico, tendevano a perdere i contatti con la tradizione, egli stesso help site la rigenerò, all’interno del Giardino, ed ogni anno anticipava il suo rientro da Londra per parteciparvi.Era festa di bimbi, impiegati per primi a pestare le uve, ma in precedenza durante la raccolta, si svolgeva il rito della canzonatura cantata fra i vendemmiatori delle diverse vigne.Sperando in un’opportuna ripresa dell’attività vignaiuola per il nostro medio entroterra, così adatto allo scopo, celebriamo il rito della vendemmia, richiamando l’attenzione di giovani imprenditori agricoli.

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