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Venerdì, 29 Marzo 2024
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E CIANTE D’AUDÙ - COLTIVAZIONE E TRATTAMENTO DELLE PIANTE ESSENZIALI - 2009

 

Per tutti gli Anni Venti del Novecento, su questo estremo Ponente Ligure, assieme ad una già redditizia coltivazione dei fiori per esportazione, conviveva quella delle piante da profumeria, sostenuta da un primitivo, rilevante sviluppo. Erano oltre sessanta le aziende che coltivavano gelsomini, salvia sclarea e rosa gallica; mentre, in un territorio più vasto, comprendente i terreni montani, fiorivano estese coltivazioni di lavanda, issopo e santoreggia montana.

In quegli anni, sulle alture prealpine ed alpine del nostro territorio, capitava di imbattersi in estese macchie di giaussemìn, èrba muscatéla, drüschi, tùmbaru, stecadò e spìgu, dove quest’ultima rappresenta la lavanda officinalis. Parecchi dei produttori e degli impresari del settore, ottennero citazioni alle primarie esposizioni europée, dando spazio ad una piccola concorrenza verso il mercato francese di Grasse.

Ai Piani di Vallecrosia troneggiava il grandioso Stabilimento Italo-Francese “Profumi e Prodotti Chimici”; diretto da Guido Rovesti e dal figlio Paolo, valente chimico ed evidente organizzatore di settore, che seppe muovere la diffidenza degli agricoltori verso la acclimatazione delle culture razionali per le varie piante, in terreni fino ad allora incolti o ceduti da un’olivicoltura in difficoltà.

Nello stabilimento funzionavano sale di distillazione, attrezzate per lavorazioni intensive; seguite da sale di estrazione dei profumi per mezzo di solventi volatili e di «enfluerage». L’estrazione del profumo dei fiori più delicati si praticava con l’enfleurage a freddo, o eseguito in apposite bacinelle scaldate a bagnomaria, nelle quali si poneva grasso neutro bianco, assieme ai fiori da trattare. Il grasso s’impadroniva del profumo dei fiori, in seguito, veniva spremuto e trattato con alcool, il quale raccoglieva i principi odorosi in assoluta efficienza. La speciale natura delle materie prime trattate dava un alto rendimento al prodotto finale, sul quale vigilava un oculato laboratorio chimico, che seguiva tecniche delicatissime.

Gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, mettono fuori campo quello stabilimento; ma già nei primissimi Anni Cinquanta, si apriva a Ventimiglia una filiale della Establissements JOSEPH GAZAN - Produits Aromatiques - che operava a Marsiglia, fin da 1855; la quale si dedicò all’acquisizione delle residue coltivazione zonali. La ditta operò in angusti spazi, ricavati all’interno di un cortile della secondaria Via Thomas Hanbury, sotto le finestre del palazzo delle Poste Ferrovia, fino a quando, eventi favorevoli suggerirono di erigere uno stabilimento più adatto, nella zona artigianale di Corso Genova, non lontano da dove si apriranno le Logge di Via Cornelio Tacito. Nel laboratorio operarono operai qualificati, fino ad alcune decine, tra i quali anche alcuni chimici specialisti.

Questo avveniva alla fine degli Anni Sessanta, intanto che l’azienda andava specializzandosi in aromi per l’alimentazione, onde diversificarsi dalla produzione provenzale di Grasse; essendosi esaurite le coltivazioni locali di odori. Dovendosi approvvigionare altrove delle materie prime, nel 1989, esigenze di mercato, fanno trasferire la GAZAN a Città Sant’Angelo (PE), col nome di REAL AROMI, per operare essenzialmente nel settore alimentare. Nel dopoguerra, per la locale organizzazione del lavoro agricolo era venuta a mancare la lungimiranza dei Rovesti, acuita dall’abbandono delle zone di montagna, alla ricerca di un effimero benessere.

Ultima erede della corposa attività distillativa, legata alla Sette-Ottocentesca abbondante produzione di agrumi, era rimasta operativa in Latte, la ditta Vacca, che ricavava “aiga nàfra” o aiga de sciura de çitrun, distillando i fiori d’arancio amaro. Quell’essenza così presente in ogni specialità dolciaria della nostra zona.

All’inizio degli Anni Venti, a Nervia, lungo la strada per Camporosso, si era affermata la Ditta “Vermouth Principe” di Gioacchino Ghibaudo, che distillava le abbondanti vinacce prodotte in zona, al fine di produrre liquori.

 

 

 

VENTICINQUESIMO DELLA “STRENA DE DEINÀ”

 

Nella Sala Consigliare del Comune di Ventimiglia, alle ore 17,30 di giovedì 17 dicembre, le Associazioni volontaristiche ventimigliesi si sono radunate per scambiare gli auguri di Buone Feste con le Autorità Cittadine, ivi riunite.Data la nutrita affluenza di pubblico, generata dalla presenza parentale dei bimbi delle scuole, impegnati in un recital, il Sindaco, Gaetano Antonio Scullino ha svolto gli onori di casa, cercando di far accomodare, pubblico e autorità nei più remoti ed imprevisti angoli della sala.Rivolti i convenevoli di rito verso il pubblico, i Rappresentanti delle Associazioni, le Autorità, tra cui il Vescovo Emerito Giacomo Barabino e Monsignor Francesco Palmero, in rappresentanza del Vescovo Careggio, con Pierino Sismondini, Console Anziano della Cumpagnia d’i Ventemigliusi; il Sindaco ha dato la parola a Luigino Maccario, il quale ha introdotto lo svolgimento della “Strena de Deinà”, la cerimonia che prevede la consegna della augurale “giaretta istoriata”, colma di “secümi” e “sciacümi”, assegnata al Sindaco dalle Associazioni cittadine, giunta quest’anno alla venticinquesima edizione.Luigino, che sostituiva la Console Rita Zanolla, indisposta, ha illustrato al pubblico le occasioni documentarie, suggerite dall’illustrazione che rende la giaretta un pezzo unico seriale, di rilevante dote simbolica. Questa volta, il mestiere desueto rappresentato, era la raccolta e la coltivazione delle piante essenziali, destinate alla distillazione, che ha interessato la Zona Intemelia per tutto il Milleottocento e l’inizio del Novecento, tramutandosi lentamente in pura floricoltura

.A seguito dell’armonioso intervento augurale, espresso da Monsignor Giacomo Barabino, il Sindaco Scullino ha rivolto i suoi auguri ad Associazioni e Autorità, invitandole ai prossimi appuntamenti, per l’apertura dei cantieri posti in opera dall’attuale Amministrazione, pervenuta oggi, a metà mandato.Al momento dell’offerta, il Console Anziano della Cumpagnia d’i Ventemigliusi, Pierino Sismondini ha consegnato la giara augurale al Sindaco, che si mostrava visibilmente compiaciuto. Quella di quest’anno è per Scullino la terza giara ricevuta.È seguito un momento fecondo di grande valore, voluto proprio da Rita Zanolla, nell’indire il venticinquesimo della “Strena”, richiamando l’atmosfera che vi si respirava alla fine degli Anni Ottanta, con gli interventi dei Centri di Cultura Intemelia delle Scuole Primarie.I banchi del Consiglio Comunale si sono animati con la presenza di oltre sessanta bimbi, che frequentano tutte le classi delle Primarie di via Roma, quelle di via Veneto e gli alunni della Materna di via Roma; guidati dalle maestre: Cristina Albenga, Paola Giunti, Monica Grandi, Domenica Guida, Fiorella Lorenzi, Lina Vacca e la musicista Antonella Faroldi, alla chitarra armonica.I bimbi hanno eseguito, con bravura, un sonetto ed una canzoncina tradizionale d’ambiente natalizio, ricorosamente in ventemigliusu, raccogliendo gli applausi del pubblico e i complimenti del Sindaco.

Di seguito, Colomba Tindari, fiduciaria UNICEF del Ponente Ligure, ha presentato il “Pigotto Ventemigliusu”, facendone dono al Sindaco ed invitando ad adottare una Pigotta, per salvare un bimbo emarginato, in difficoltà.Al diradare dei bimbi, nel clima consueto tra Associazioni ed Autorità, da effettivo anchor man, Scullino ha riproposto auguri mirati, quasi personali ai presenti, invitandoli poi a consumare il signorile rinfresco, offerto dall’Assessorato alle Manifestazioni.

 

 

Testo tratto da sanremobuongiorno.blogspot.com Foto truccoonline.com

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