Tutti coloro che vogliono contribuire al nostro progetto possono versare anche solo 1 euro cliccando sul bottone DONAZIONE.

Top Panel
Sabato, 20 Aprile 2024
A+ R A-

I RENAIRÖI - I renaioli 1993 Nell’arte della costruzione edile, fin dall’antichità, la materia prima, da abbinare alla calce, è sempre stata la rena di fiume. Ha continuato ad esserlo per tutto il medioevo e lo è ancora nei giorni di calcestruzzi e betoniere. Sia il fiume Roia, sia i torrenti Nervia e Bevera, hanno sempre concesso un sensato prelievo a vantaggio dell’edilizia del nostro antico passato.Fino agli anni della ripresa postbellica, u renairö cavava manualmente metri e metri cubi di sabbia fine: arenin, ghiaia: giaira, ghiaione: giairùn, dalla propria concessione, o dal proprio luogo di spoglio, se abusivo; se aveva avuto la bravura di segnarsi il sito: marcàsse, in seguito agli stravolgimenti del greto dopo una piena propiziaGli spezzoni di canna o le dondolanti sferze, personalizzate da brandelli di stoffe variopinte, venivano infissi per dare un seppur precario confine all’adocchiato banco; erano questi, appunto, i sacrosanti segnali del renaiolo.Dopo l’individuazione del banco, ottenuta dall’occhio esperto, si presentava l’immane fatica del prelievo: cavà a sàbia, e se la cava non era perfettamente omogenea, sopraggiungeva l’aggiunta di fatica, nel doverla setacciare. Erano i momenti che caratterizzavano il precario e relativamente redditizio lavoro del passà a sàbia.Il materiale faticosamente strappato al fiume, era quindi gettato con violente palate contro grosse reti metalliche rettangolari a maglie di dimensioni sempre più strette, messe un po’ oblique sul terreno, a pochi passi l’una dall’altra, al fine di separare i diversi materiali. Dopo la vagliatura, radunata in controllati mucchi lungo le sponde del corso d’acqua, in idonei "renai", veniva fatta asciugare, indi consegnata con il "barroccio" agli imprenditori edili.Al momento opportuno giungeva l’amico carrettiere, col tumbarélu dalle alte sponde, trainato da un possente cavallo, e bisognava riempirlo cacciando altro abbondante sudore, portato a fior di pelle dalle innumerevoli palate, stupendamente volteggianti nel loro dosaggio di carico.Per l’esperienza acquisita; il renaiolo caricata la pala, la spingeva verso l’alto, dando vigore alla sabbia che si allungava nel vuoto, leggera ed inconsistente, per poi ritrovarsi, in poco più pesante pesante, ricostituita nel gran mucchio, sul carro.I tumbaréli, come mezzo di trasporto degli inerti dal fiume verso ai cantieri edili, hanno funzionato fino al debutto degli anni Sessanta, sostituiti dalla debuttante “Ape” e dai duttili autocarri, per il breve periodo che ha visto, a metà decennio, cessare i prelieviGiunsero quindi gli anni del boom economico e della tecnologia esasperata, così anche l’edilizia ha trovato i macchinari adatti a risparmiare fatica, e la pala meccanica ha soppiantato il lavoro di un nutrito stuolo di renairöi.Dai nostri corsi d’acqua, abbondantemente sfruttati nel primo dopoguerra, sono stati impediti ulteriori prelievi. Il pietrisco veniva prodotto da grosse macine che tritavano la roccia di cava, mentre ghiaia e sabbia fine veniva trasportata da punti di prelievo situati fuori della nostra regione.Quando per l’edificazione dei nostri palazzi si usavano ancora i sassi, nel greto del fiume, in alternativa al renaiolo, operava anche lo spaccapietre: u scciapaprìe e lo scalpellino: u scaupelìn, che sceglievano i grossi sassi adatti li rendevano adatti all’edilizia, fino a produrre le pietre d’angolo e le chiavi di volta, squadrando opportunamente ogni tipo di pietra.C’era anche chi prelevava e sceglieva i ciottoli tondeggianti, adatti a pavimentare i bordi delle “cröse” e dei “carrugi”, quando già questi avevano la parte centrale costituita da mattoncini ripieni sistemati sulla faccia breve del lato lungo: de còsta.Tutti questi lavori si facevano quando nel fiume c'era poca acqua. Nei momenti delle "piene" la gente si tratteneva sul margine del fiume per recuperare i tronchi d'albero fermati dalle pile dei ponti, per rimettere insieme un po' di legna per l'inverno.Quando la piena era passate, mano a mano che il greto si scopriva, si notavano subito i punti dove la rena era stata ammassata e subito i renaioli facevano a gara a segnare il pezzo migliore, con delle frasche, per poi vagliarlo.

I nostri sponsor